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In un certo senso, nella logica non dobbiamo poterci sbagliare. Ciò è già espresso in questo: la logica deve badare a sé stessa. Questa è una cognizione sommamente profonda | In un certo senso, nella logica non dobbiamo poterci sbagliare. Ciò è già espresso in questo: la logica deve badare a sé stessa. Questa è una cognizione sommamente profonda e importante. [''Cfr''. 5.473.] | ||
Frege dice: ogni proposizione costruita correttamente deve avere un senso, mentre io dico: ogni proposizione possibile è costruita correttamente e, se non ha un senso, ciò può dipendere solo dal fatto che non abbiamo ''attribuito'' alcun significato ad alcuni dei suoi componenti. Anche se crediamo di averlo fatto. [''Cfr''. 5.4733.] | Frege dice: ogni proposizione costruita correttamente deve avere un senso, mentre io dico: ogni proposizione possibile è costruita correttamente e, se non ha un senso, ciò può dipendere solo dal fatto che non abbiamo ''attribuito'' alcun significato ad alcuni dei suoi componenti. Anche se crediamo di averlo fatto. [''Cfr''. 5.4733.] | ||
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Come è conciliabile con la filosofia il fatto che la logica debba badare a sé stessa? Quando per esempio chiediamo: il tale e tale fatto è della forma soggetto-predicato?, allora dobbiamo sapere che cosa intendiamo per “forma soggetto-predicato”. Dobbiamo sapere ''se'' una tale forma si dia in generale. Come possiamo saperlo? “Dal segno!”. Ma in che modo? Non abbiamo proprio per nulla ''segni'' di questa forma. Possiamo dire: abbiamo dei segni che si comportano come segni della forma soggetto-predicato, ma ciò dimostra che vi debbano essere effettivamente fatti di questa forma? Cioè: se questi sono completamente analizzati. E qui torna la questione: si dà qui un’analisi completa? ''E in caso di risposta negativa'': qual è quindi il compito della filosofia?!!? | Come è conciliabile con la filosofia il fatto che la logica debba badare a sé stessa? Quando per esempio chiediamo: il tale e tale fatto è della forma soggetto-predicato?, allora dobbiamo sapere che cosa intendiamo per “forma soggetto-predicato”. Dobbiamo sapere ''se'' una tale forma si dia in generale. Come possiamo saperlo? “Dal segno!”. Ma in che modo? Non abbiamo proprio per nulla ''segni'' di questa forma. Possiamo dire: abbiamo dei segni che si comportano come segni della forma soggetto-predicato, ma ciò dimostra che vi debbano essere effettivamente fatti di questa forma? Cioè: se questi sono completamente analizzati. E qui torna la questione: si dà qui un’analisi completa? ''E in caso di risposta negativa'': qual è quindi il compito della filosofia?!!? | ||
Quindi ci possiamo domandare: esiste la forma soggetto-predicato? Esiste la forma relazionale? Esiste in generale una qualunque delle forme delle quali Russell | Quindi ci possiamo domandare: esiste la forma soggetto-predicato? Esiste la forma relazionale? Esiste in generale una qualunque delle forme delle quali Russell e io abbiamo parlato in continuazione? (Russell direbbe: “Sì! Perché è evidente.” ''Ma certo!'') | ||
Quindi: se ''tutto'' ciò che deve esser indicato deve esser indicato attraverso l’esistenza di PROPOSIZIONI del tipo soggetto-predicato ecc., allora il compito della filosofia è un altro rispetto a quello che avevo assunto originariamente. Mentre, se non è così, allora ciò che manca dovrebbe esser mostrato da una sorta di esperienza, e io ritengo che questo sia escluso. | Quindi: se ''tutto'' ciò che deve esser indicato deve esser indicato attraverso l’esistenza di PROPOSIZIONI del tipo soggetto-predicato ecc., allora il compito della filosofia è un altro rispetto a quello che avevo assunto originariamente. Mentre, se non è così, allora ciò che manca dovrebbe esser mostrato da una sorta di esperienza, e io ritengo che questo sia escluso. | ||
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Il concetto generale della proposizione comporta anche un concetto estremamente generale della coordinazione tra cosa e stato di cose: la soluzione a tutte le mie domande deve essere ''estremamente'' semplice! | Il concetto generale della proposizione comporta anche un concetto estremamente generale della coordinazione tra cosa e stato di cose: la soluzione a tutte le mie domande deve essere ''estremamente'' semplice! | ||
Nella proposizione viene assemblato un mondo in maniera sperimentale. (Come quando al tribunale di Parigi viene rappresentato un incidente automobilistico con pupazzi ecc.)<!--<ref>Questa osservazione si riferisce | Nella proposizione viene assemblato un mondo in maniera sperimentale. (Come quando al tribunale di Parigi viene rappresentato un incidente automobilistico con pupazzi ecc.)<!--<ref>Questa osservazione si riferisce a un episodio che Wittgenstein ha poi raccontato a molti suoi amici. (Cfr. G. H. von Wright, ''Ludwig Wittgenstein, a Biographical Sketch'' in ''The Philosophical Review'', Vol. LXIV, 1955, pp. 532-533.) Stando alla datazione del testo qui riportato, l’indicazione, secondo la quale l’episodio si sarebbe verificato in una trincea del fronte orientale, non dovrebbe esser plausibile. [''N.d.C.'']</ref>--> [''Cfr''. 4.031.] | ||
Da ciò deve immediatamente risultare l’essenza della verità (a meno che io sia cieco). | Da ciò deve immediatamente risultare l’essenza della verità (a meno che io sia cieco). | ||
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“[[File:Illustrazione 29.9.14.png|100px|link=]]”: se in questa immagine l’omino a destra rappresenta la persona A, e quello a sinistra la persona B, allora l’insieme potrebbe affermare: “A tira di scherma con B”. La proposizione scritta per immagini può essere vera o falsa. Essa possiede un senso indipendentemente dalla sua verità o falsità. Rispetto | “[[File:Illustrazione 29.9.14.png|100px|link=]]”: se in questa immagine l’omino a destra rappresenta la persona A, e quello a sinistra la persona B, allora l’insieme potrebbe affermare: “A tira di scherma con B”. La proposizione scritta per immagini può essere vera o falsa. Essa possiede un senso indipendentemente dalla sua verità o falsità. Rispetto a essa deve poter esser dimostrato tutto l’essenziale. | ||
Si può dire che in effetti non abbiamo la certezza che tutti gli stati di cose possano esser trasferiti in immagini su carta, ma che invece abbiamo la certezza di poter raffigurare tutte le proprietà ''logiche'' degli stati di cose attraverso una scrittura bidimensionale. | Si può dire che in effetti non abbiamo la certezza che tutti gli stati di cose possano esser trasferiti in immagini su carta, ma che invece abbiamo la certezza di poter raffigurare tutte le proprietà ''logiche'' degli stati di cose attraverso una scrittura bidimensionale. | ||
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La nostra difficoltà risiede ora in ciò: che nel linguaggio secondo ogni apparenza non viene rispecchiata l’analizzabilità, né il contrario. Ciò significa: a quanto pare, noi ''non'' possiamo evincere dal linguaggio soltanto se, per esempio, si diano effettivamente stati di cose soggetto-predicato. Ma come POTREMMO ''esprimere'' questo fatto o il suo contrario? ''Ciò deve'' essere ''mostrato''! | La nostra difficoltà risiede ora in ciò: che nel linguaggio secondo ogni apparenza non viene rispecchiata l’analizzabilità, né il contrario. Ciò significa: a quanto pare, noi ''non'' possiamo evincere dal linguaggio soltanto se, per esempio, si diano effettivamente stati di cose soggetto-predicato. Ma come POTREMMO ''esprimere'' questo fatto o il suo contrario? ''Ciò deve'' essere ''mostrato''! | ||
Ma se noi non ci curassimo affatto della questione relativa alla scomponibilità? (Noi lavoreremmo allora con segni che non designano, ma che ''aiutano'' | Ma se noi non ci curassimo affatto della questione relativa alla scomponibilità? (Noi lavoreremmo allora con segni che non designano, ma che ''aiutano'' a esprimere solo attraverso le loro proprietà logiche.) Poiché anche la proposizione non scomposta riflette pur sempre le proprietà logiche del suo significato. E se dicessimo: che una proposizione sia ulteriormente scomponibile si mostra quando la scomponiamo ulteriormente attraverso definizioni, e noi lavoriamo con essa, in ogni caso, come se fosse inanalizzabile? | ||
Considera che le “proposizioni dei numeri ''infiniti''” vengono tutte rappresentate con segni ''finiti''! | Considera che le “proposizioni dei numeri ''infiniti''” vengono tutte rappresentate con segni ''finiti''! | ||
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Posto che io volessi rappresentare quattro coppie di uomini che lottano, non lo potrei fare rappresentandone una sola e dicendo: “Hanno tutte e quattro hanno questo stesso aspetto”? (Con questa aggiunta determino il modo della rappresentazione.) (In maniera simile rappresento (x) . ''φ''x attraverso “''φ''(x̂)”.) | Posto che io volessi rappresentare quattro coppie di uomini che lottano, non lo potrei fare rappresentandone una sola e dicendo: “Hanno tutte e quattro hanno questo stesso aspetto”? (Con questa aggiunta determino il modo della rappresentazione.) (In maniera simile rappresento (x) . ''φ''x attraverso “''φ''(x̂)”.) | ||
Rifletti però sul fatto che non vi sono relazioni interne ipotetiche. Se è data una struttura e una relazione strutturale | Rifletti però sul fatto che non vi sono relazioni interne ipotetiche. Se è data una struttura e una relazione strutturale a essa, allora dev’esservi un’altra struttura che abbia tale relazione con la prima. (Ciò risiede appunto nell’essenza delle relazioni strutturali.) | ||
E ciò parla a favore della correttezza dell’osservazione precedente, con ciò essa sette di essere una – scappatoia. | E ciò parla a favore della correttezza dell’osservazione precedente, con ciò essa sette di essere una – scappatoia. | ||
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Affinché una proposizione sia vera essa deve, prima di tutto, ''poter'' essere vera, e soltanto ciò importa qualcosa alla logica. | Affinché una proposizione sia vera essa deve, prima di tutto, ''poter'' essere vera, e soltanto ciò importa qualcosa alla logica. | ||
La proposizione deve mostrare ciò che essa vuole dire. – Essa deve comportarsi rispetto al proprio significato in maniera simile | La proposizione deve mostrare ciò che essa vuole dire. – Essa deve comportarsi rispetto al proprio significato in maniera simile a una descrizione rispetto al proprio oggetto. | ||
La forma logica dello stato di cose però non si lascia descrivere. –– [''Cfr..'' 4.12 ''e'' 4.121.] | La forma logica dello stato di cose però non si lascia descrivere. –– [''Cfr..'' 4.12 ''e'' 4.121.] | ||
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Così sorge l’immagine. | Così sorge l’immagine. | ||
Per poter designare un luogo logico con l’immagine dobbiamo porre accanto | Per poter designare un luogo logico con l’immagine dobbiamo porre accanto a essa una modalità di designazione (la positiva, negativa etc.). | ||
Si potrebbe ad esempio mostrare attraverso dei pupazzi che tirano di scherma come ''non'' si dovrebbe tirare di scherma. | Si potrebbe ad esempio mostrare attraverso dei pupazzi che tirano di scherma come ''non'' si dovrebbe tirare di scherma. | ||
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Che la mia mancanza di chiarezza non dipenda dalla mancata comprensione dell’essenza delle relazioni? | Che la mia mancanza di chiarezza non dipenda dalla mancata comprensione dell’essenza delle relazioni? | ||
Si può allora negare un’''immagine''? No. E in ciò risiede la differenza tra immagine e proposizione. L’immagine può fungere da proposizione. A quel punto però si aggiunge qualcosa | Si può allora negare un’''immagine''? No. E in ciò risiede la differenza tra immagine e proposizione. L’immagine può fungere da proposizione. A quel punto però si aggiunge qualcosa a essa, che fa sì che ora essa ''dica'' qualcosa. In breve: posso negare soltanto che l’immagine sia corretta, ma non posso negare l’''immagine''. | ||
In quanto io collego a oggetti le parti costitutive dell’immagine, ''in tanto'' essa rappresenta uno stato di cose ed è corretta oppure scorretta. (Per esempio un’immagine rappresenta l’interno di una stanza etc.) | In quanto io collego a oggetti le parti costitutive dell’immagine, ''in tanto'' essa rappresenta uno stato di cose ed è corretta oppure scorretta. (Per esempio un’immagine rappresenta l’interno di una stanza etc.) | ||
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{{ParTB|6. 12. 14.}} | {{ParTB|6. 12. 14.}} | ||
La meccanica newtoniana porta la descrizione del mondo | La meccanica newtoniana porta la descrizione del mondo a una forma unitaria. Pensiamo a una superficie bianca, sulla quale vi siano delle macchie nere irregolari. Noi ora diciamo: qualunque immagine formino tali macchie, io potrò sempre avvicinarmi a piacere alla sua descrizione coprendo la superficie con un reticolato quadrato di finezza adeguata e poi dicendo di ciascun quadrato se esso è bianco o nero. In tal modo avrò portato la descrizione di questa superficie a una forma unitaria. Questa forma è a piacere, poiché avrei potuto impiegare con lo stesso successo una rete a triangoli o a esagoni. Può essere che la descrizione ottenuta grazie a una rete a maglie triangolari sarebbe stata più semplice, ossia che avremmo potuto descrivere la superficie in maniera più precisa con una rete triangolare più grossolana che con una quadrata più fine (o viceversa) etc. Alle diverse reti corrispondono diversi sistemi di descrizione del mondo. La meccanica determina la forma della descrizione del mondo dicendo: tutte le proposizioni di cui si compone la descrizione del mondo possono esser ottenute a partire da un certo numero di proposizioni date – gli assiomi meccanici – in una maniera data. In tal modo essa fornisce i mattoni per la costruzione dell’edificio scientifico e dice: qualunque edificio tu voglia innalzare, in ogni caso lo dovrai comporre in qualche modo con questi e soltanto questi mattoni. | ||
Come con il sistema numerico si deve poter scrivere qualunque numero a piacere, allo stesso modo si deve poter trascrivere qualunque proposizione della fisica a piacere con il sistema della meccanica. [''V.'' 6.341] | Come con il sistema numerico si deve poter scrivere qualunque numero a piacere, allo stesso modo si deve poter trascrivere qualunque proposizione della fisica a piacere con il sistema della meccanica. [''V.'' 6.341] | ||
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L’universo soggettivo. | L’universo soggettivo. | ||
Invece di compiere le operazioni logiche nella proposizione sulle sue proposizioni parziali, noi possiamo coordinare a queste dei contrassegni e operare con essi. Allora '' | Invece di compiere le operazioni logiche nella proposizione sulle sue proposizioni parziali, noi possiamo coordinare a queste dei contrassegni e operare con essi. Allora ''a una'' immagine proposizionale viene coordinata una costellazione di contrassegni che le corrisponde nella maniera più complicata. | ||
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La proposizione è l’immagine del fatto. Io posso abbozzare diverse immagini di un fatto. (A ciò mi servono le operazioni logiche.) Ma quel che in queste immagini è caratteristico del ''fatto'' sarà lo stesso in tutte e non dipenderà da me. | La proposizione è l’immagine del fatto. Io posso abbozzare diverse immagini di un fatto. (A ciò mi servono le operazioni logiche.) Ma quel che in queste immagini è caratteristico del ''fatto'' sarà lo stesso in tutte e non dipenderà da me. | ||
Con la classe di segni della proposizione “p” è già data la classe “~p” etc., etc. Come peraltro dev’essere. ''Ma'' ciò non presuppone già che ci sia data la classe di tutte le proposizioni? E come giungiamo '' | Con la classe di segni della proposizione “p” è già data la classe “~p” etc., etc. Come peraltro dev’essere. ''Ma'' ciò non presuppone già che ci sia data la classe di tutte le proposizioni? E come giungiamo ''a essa''? | ||
Line 1,617: | Line 1,617: | ||
Ciò nonostante lo stato di cose ''infinitamente'' complesso mi sembra essere un’assurdità! | Ciò nonostante lo stato di cose ''infinitamente'' complesso mi sembra essere un’assurdità! | ||
Ma anche questo sembra chiaro: che non inferiamo l’esistenza di oggetti semplici a partire dall’esistenza di determinati oggetti semplici, bensì, piuttosto, li conosciamo come risultato finale di un’analisi – per così dire attraverso la descrizione – attraverso un processo che porta | Ma anche questo sembra chiaro: che non inferiamo l’esistenza di oggetti semplici a partire dall’esistenza di determinati oggetti semplici, bensì, piuttosto, li conosciamo come risultato finale di un’analisi – per così dire attraverso la descrizione – attraverso un processo che porta a essi. | ||
Perciò, essendo una maniera di dire insensata, la si può ancor sempre utilizzare – vedi l’ultima osservazione. | Perciò, essendo una maniera di dire insensata, la si può ancor sempre utilizzare – vedi l’ultima osservazione. | ||
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Ma come trovare questa misura di quanto-vien-detto? | Ma come trovare questa misura di quanto-vien-detto? | ||
Essa è comunque presente; la nostra teoria ''deve'' poterla portare | Essa è comunque presente; la nostra teoria ''deve'' poterla portare a espressione. | ||
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Giungiamo infatti al risultato apparentemente strano che due proposizioni devono avere qualcosa in comune per poter esser asserite da una proposizione. | Giungiamo infatti al risultato apparentemente strano che due proposizioni devono avere qualcosa in comune per poter esser asserite da una proposizione. | ||
(L’appartenenza | (L’appartenenza a ''una'' classe è però anche qualcosa che le proposizioni possono avere ''in comune''!) | ||
(Qui risiede ancora una decisa e decisiva mancanza di chiarezza nella mia teoria. Di qui un certo senso di insoddisfazione!) | (Qui risiede ancora una decisa e decisiva mancanza di chiarezza nella mia teoria. Di qui un certo senso di insoddisfazione!) | ||
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{{ParTB|26. 4. 16.}} | {{ParTB|26. 4. 16.}} | ||
Così e solo così è possibile progredire da un tipo | Così e solo così è possibile progredire da un tipo a un altro. [''Cfr''. 5.252.] | ||
E si può dire che tutti i tipi stanno in gerarchie. | E si può dire che tutti i tipi stanno in gerarchie. | ||
Line 2,664: | Line 2,664: | ||
Qui si vede che il solipsismo applicato rigorosamente coincide col puro realismo. | Qui si vede che il solipsismo applicato rigorosamente coincide col puro realismo. | ||
L’Io del solipsismo si riduce a un punto privo di estensione e permane la realtà | L’Io del solipsismo si riduce a un punto privo di estensione e permane la realtà a esso coordinata. [''Vedi'' 5.64.] | ||
Che mi importa della storia? Il mio mondo è il primo e il solo! | Che mi importa della storia? Il mio mondo è il primo e il solo! |