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<p id="parte-i" style="text-align: center; font-size: 125%;">'''Parte I'''</p> | <p id="parte-i" style="text-align: center; font-size: 125%;">'''Parte I'''</p> | ||
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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 177}} Ritengo ora che sarebbe corretto cominciare un <il mio> libro <s>sulle</s> con alcune osservazioni sulla metafisica come una specie di magia. | |||
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In ciò, tuttavia, non posso né parlare in favore della magia né farmene beffe. | In ciò, tuttavia, non posso né parlare in favore della magia né farmene beffe. | ||
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Della magia dovrebbe essere conservata la profondità. – Qui, anzi, la neutralizzazione <s>di ogni</s> della magia possiede il carattere della magia stessa. | Della magia dovrebbe essere conservata la profondità. – Qui, anzi, la neutralizzazione <s>di ogni</s> della magia possiede il carattere della magia stessa. | ||
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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 178}} Quando infatti io ho cominciato parlando del “mondo” (e non di questo albero o tavolo) che cos’altro volevo se non esorcizzare nelle mie parole qualcosa di più elevato? | |||
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Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei ''Nibelunghi''. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua ''connessione'' col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli esisteva il costume «↓ ad esempio» di usare gli schiavi e di celebrare certe feste così in sella, allora oggi scopriremmo //scorgeremmo// //troveremmo// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce (in sé) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (N. d. T.).</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la natura | Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei ''Nibelunghi''. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua ''connessione'' col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli esisteva il costume «↓ ad esempio» di usare gli schiavi e di celebrare certe feste così in sella, allora oggi scopriremmo //scorgeremmo// //troveremmo// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce (in sé) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la natura | ||
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