Osservazioni sul “Ramo d’oro” di Frazer: Difference between revisions

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<p style="text-align: center; font-size: 125%;">'''Parte II'''</p>
<p id="parte-ii" style="text-align: center; font-size: 125%;">'''Parte II'''</p>


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Questo non vuol dire naturalmente che il popolo creda che il sovrano abbia tali poteri; egli comunque sa benissimo di non possederli, oppure può ignorarlo nel caso in cui sia un imbecille o un demente. Piuttosto, la definizione della sua forza è naturalmente già stabilita in modo da poter concordare con l’esperienza sua e del popolo. Che in ciò giochi un ruolo una qualche ipocrisia
Questo non vuol dire naturalmente che il popolo creda che il sovrano abbia tali poteri; egli comunque sa benissimo di non possederli, oppure può ignorarlo nel caso in cui sia un imbecille o un demente. Piuttosto, la definizione della sua forza è naturalmente già stabilita in modo da poter concordare con l’esperienza sua e del popolo. Che in ciò giochi un ruolo una qualche ipocrisia {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 2}} è vero solo nella misura in cui essa comunque va a braccetto con la maggior parte delle cose che gli uomini fanno.
 
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è vero solo nella misura in cui essa comunque va a braccetto con la maggior parte delle cose che gli uomini fanno.


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Se nella nostra società (o almeno nella mia) una persona ride troppo, in maniera semi-involontaria io stringo le labbra, come se con ciò credessi di poter serrare le sue.
Se nella nostra società (o almeno nella mia) una persona ride troppo, in maniera semi-involontaria io stringo le labbra, come se con ciò credessi di poter serrare le sue.


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Il nonsenso sta proprio qui, nel fatto che Frazer presenti le cose come se questi popoli avessero una raffigurazione completamente falsa (anzi, delirante) sul corso della natura, laddove invece essi hanno soltanto una peculiare interpretazione dei fenomeni. Cioè la loro conoscenza della natura, qualora la mettessero per iscritto, non si distinguerebbe ''fondamentalmente'' dalla nostra. Solo la loro ''magia'' è differente.
Il nonsenso sta proprio qui, nel fatto che Frazer presenti le cose come se questi popoli avessero una raffigurazione completamente falsa (anzi, delirante) sul corso della natura, laddove invece essi hanno soltanto una peculiare interpretazione dei fenomeni. Cioè la loro conoscenza della natura, qualora la mettessero per iscritto, non si distinguerebbe ''fondamentalmente'' dalla nostra. Solo la loro ''magia'' è differente.


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«A network of prohibitions and observances of which the intention is not to contribute to his dignity…»<ref>“Un reticolo di proibizioni e osservanze la cui intenzione non è contribuire alla sua dignità” (''N. d. T.'').</ref> Questo è sia vero sia falso. Di certo non la dignità della protezione della persona, ma certamente – per dir così – la sacralità naturale del divino in lui.
«A network of prohibitions and observances of which the intention is not to contribute to his dignity…»<ref>“Un reticolo di proibizioni e osservanze la cui intenzione non è contribuire alla sua dignità” (''N. d. T.'').</ref> Questo è sia vero sia falso. Di certo non la dignità della protezione della persona, ma certamente – per dir così – la sacralità naturale del divino in lui.




Suona tanto semplice: la differenza fra magia e scienza può venire espressa
Suona tanto semplice: la differenza fra magia e scienza può venire espressa {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 5}} dicendo che nella scienza ha luogo un progresso, nella magia no. La magia non possiede una direzione di sviluppo già presente al suo interno.


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dicendo che nella scienza ha luogo un progresso, nella magia no. La magia non possiede una direzione di sviluppo già presente al suo interno.
 
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C’è molta più verità nell’attribuire all’anima la stessa molteplicità che si attribuisce al corpo di quanta ce n’è in una teoria moderna e annacquata.
C’è molta più verità nell’attribuire all’anima la stessa molteplicità che si attribuisce al corpo di quanta ce n’è in una teoria moderna e annacquata.
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Frazer non nota che ci troviamo qui di fronte alla dottrina di Platone e Schopenhauer.
Frazer non nota che ci troviamo qui di fronte alla dottrina di Platone e Schopenhauer.


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 7}} Ritroviamo tutte le teorie ingenue (infantili) nell’odierna filosofia, soltanto prive di ciò che l’ingenuità ha di accattivante.


Ritroviamo tutte le teorie ingenue (infantili) nell’odierna filosofia, soltanto prive di ciò che l’ingenuità ha di accattivante.
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Il tratto più appariscente, al di fuori delle somiglianze, mi è parso essere la diversità di tutti questi riti. Si tratta di una molteplicità di volti con tratti comuni che qui e là ancora e ancora si impongono all’attenzione. E ciò che si vorrebbe fare è tracciare linee che uniscano le componenti condivise. A questo punto manca ancora una parte della riflessione, la parte cioè che mette in collegamento questa immagine con i nostri propri sentimenti e pensieri. È questa parte a conferire alla riflessione la sua profondità.
Il tratto più appariscente, al di fuori delle somiglianze, mi è parso essere la diversità di tutti questi riti. Si tratta di una molteplicità di volti con tratti comuni che qui e là ancora e ancora si impongono all’attenzione. E ciò che si vorrebbe fare è tracciare linee che uniscano le componenti condivise. A questo punto manca ancora una parte della riflessione, la parte cioè che mette in collegamento questa immagine con i nostri propri sentimenti e pensieri. È questa parte a conferire alla riflessione la sua profondità.


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 9}} In tutte queste usanze si scorge d’altronde qualcosa di ''simile'' all’associazione d’idee e con essa imparentato. Si potrebbe parlare di un’associazione di usanze.


 
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In tutte queste usanze si scorge d’altronde qualcosa di ''simile'' all’associazione d’idee e con essa imparentato. Si potrebbe parlare di un’associazione di usanze.
 
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Niente ci dice come mai il fuoco debba essere ammantato di una tale aura. E poi, che strano, cosa significa propriamente: «Sembra piovuto giù dal cielo»? Da quale cielo? No, non è affatto scontato che il fuoco venga inteso in questo modo; – eppure è così.
Niente ci dice come mai il fuoco debba essere ammantato di una tale aura. E poi, che strano, cosa significa propriamente: «Sembra piovuto giù dal cielo»? Da quale cielo? No, non è affatto scontato che il fuoco venga inteso in questo modo; – eppure è così.


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 11}} Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei ''Nibelunghi''. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua ''connessione'' col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli esisteva il costume «↓ ad esempio» di usare gli schiavi e di celebrare certe feste così in sella, allora oggi scopriremmo //scorgeremmo// //troveremmo// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce (in sé) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la natura {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 12}} intrinseca della stessa usanza “moderna” ciò che a noi pare oscuro, e i fatti a noi ben noti dei sacrifici umani indicano solo la direzione in cui bisogna vedere l’usanza. Quando parlo della natura intrinseca dell’usanza, intendo tutte le circostanze in cui essa viene messa in pratica e che non sono incluse nel resoconto di una tale festa perché non consistono tanto di atti specifici che caratterizzano la festa quanto in ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della festa, del quale si potrebbe rendere conto descrivendo ad esempio il tipo di gente che vi partecipa, i loro altri comportamenti, ovvero il loro carattere; il tipo di giochi che giocano in altre circostanze. E con ciò si vedrebbe che l’oscurità sta nel carattere stesso di queste persone.
 
Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei ''Nibelunghi''. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua ''connessione'' col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli esisteva il costume «↓ ad esempio» di usare gli schiavi e di celebrare certe feste così in sella, allora oggi scopriremmo //scorgeremmo// //troveremmo// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce (in sé) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la natura
 
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intrinseca della stessa usanza “moderna” ciò che a noi pare oscuro, e i fatti a noi ben noti dei sacrifici umani indicano solo la direzione in cui bisogna vedere l’usanza. Quando parlo della natura intrinseca dell’usanza, intendo tutte le circostanze in cui essa viene messa in pratica e che non sono incluse nel resoconto di una tale festa perché non consistono tanto di atti specifici che caratterizzano la festa quanto in ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della festa, del quale si potrebbe rendere conto descrivendo ad esempio il tipo di gente che vi partecipa, i loro altri comportamenti, ovvero il loro carattere; il tipo di giochi che giocano in altre circostanze. E con ciò si vedrebbe che l’oscurità sta nel carattere stesso di queste persone.
 
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Qui c’è qualcosa che assomiglia alle vestigia di un sorteggio. E, in virtù di questo aspetto, ciò guadagna immediatamente spessore. Se noi appurassimo che, in un caso specifico, la torta coi bottoni è stata preparata «originariamente» ad esempio in onore di un fabbricatore di bottoni «per il suo compleanno», e che tale usanza si sia poi instaurata nei dintorni, allora questa usanza perderebbe di fatto ogni «spessore», a meno che questo spessore non sia contenuto nella forma attuale dell’usanza per com’è in sé. Tuttavia, in un caso come questo, si dice spesso: «Questa usanza è ''chiaramente'' antichissima». Da cosa lo si evince? È solo perché si possiede una testimonianza storica di usanze antiche dello stesso tipo? Oppure c’è anche un altro motivo, di quelli che si evincono per interpretazione? Ma quand’anche venga dimostrata storicamente l’origine remota dell’usanza e la provenienza di un’usanza oscura, è ben possibile che l’usanza non abbia oggi più in sé ''niente'' di oscuro, che non le sia rimasto addosso più nulla dell’antico orrore. Forse oggigiorno essa viene messa in pratica soltanto dai bambini, che si cimentano nel preparare la torta e nel decorarla coi bottoni.
Qui c’è qualcosa che assomiglia alle vestigia di un sorteggio. E, in virtù di questo aspetto, ciò guadagna immediatamente spessore. Se noi appurassimo che, in un caso specifico, la torta coi bottoni è stata preparata «originariamente» ad esempio in onore di un fabbricatore di bottoni «per il suo compleanno», e che tale usanza si sia poi instaurata nei dintorni, allora questa usanza perderebbe di fatto ogni «spessore», a meno che questo spessore non sia contenuto nella forma attuale dell’usanza per com’è in sé. Tuttavia, in un caso come questo, si dice spesso: «Questa usanza è ''chiaramente'' antichissima». Da cosa lo si evince? È solo perché si possiede una testimonianza storica di usanze antiche dello stesso tipo? Oppure c’è anche un altro motivo, di quelli che si evincono per interpretazione? Ma quand’anche venga dimostrata storicamente l’origine remota dell’usanza e la provenienza di un’usanza oscura, è ben possibile che l’usanza non abbia oggi più in sé ''niente'' di oscuro, che non le sia rimasto addosso più nulla dell’antico orrore. Forse oggigiorno essa viene messa in pratica soltanto dai bambini, che si cimentano nel preparare la torta e nel decorarla coi bottoni.


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 14}} Pertanto, la profondità sta allora solo nel pensiero rivolto a quell’origine. Ma essa può essere del tutto incerta, e si vorrebbe dire: “A che scopo darsi pena per //preoccuparsi di// una faccenda tanto incerta?” (come una Saggia Else che si guarda indietro). Ma non si tratta di preoccupazioni di quel genere. – Soprattutto: da dove viene la certezza che una tale usanza debba essere antichissima (in cosa consistono i nostri dati, qual è la verificazione)? E quand’anche avessimo poi una certezza, non potremmo comunque sbagliarci e non potrebbe il nostro errore essere confutato «↓ storicamente»? Sicuro, e tuttavia rimane poi sempre ancora qualcosa di cui siamo certi. Diremmo «↓ perciò»: «Bene, in questo caso particolare l’origine può essere un’altra, ma in generale è sicuramente antica». Ciò che per noi è ''evidenza'' di ciò deve includere la profondità di tale supposizione. E questa evidenza è, ancora una volta, «↓ non-ipotetica» psicologica. Se cioè dico: la profondità di questa usanza sta nella sua origine, ''se'' è andata davvero così. Allora o la profondità <s>deve</s> sta nel pensiero rivolto a una tale origine, o la profondità è «↓ essa stessa» solo ipotetica e si può soltanto dire: ''se'' è andata davvero così, {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 15}} allora è stata una vicenda oscura e profonda. Voglio dire: l’oscurità, la profondità, non stanno nel fatto che per quanto riguarda la storia di questa usanza le cose siano andate davvero così, poiché forse non sono andate affatto in questo modo; e nemmeno nel fatto che forse o probabilmente si sono svolte così, bensì in ciò che mi dà motivo di supporlo. Da cosa proviene infatti in generale la profondità e oscurità del sacrificio umano? Sono infatti solo le sofferenze delle vittime a farci impressione? I malesseri di tutte le specie, che sono connessi ad altrettanti dolori, non suscitano ''mica'' questa impressione. No, questa profondità e oscurità non si comprende di per sé, se veniamo soltanto a conoscenza della storia dell’azione esteriore; siamo ''noi'' che la riportiamo nella nostra interiorità a partire da un’esperienza.
 
 
Pertanto, la profondità sta allora solo nel pensiero rivolto a quell’origine. Ma essa può essere del tutto incerta, e si vorrebbe dire: “A che scopo darsi pena per //preoccuparsi di// una faccenda tanto incerta?”  (come una Saggia Else che si guarda indietro). Ma non si tratta di preoccupazioni di quel genere. – Soprattutto: da dove viene la certezza che una tale usanza debba essere antichissima (in cosa consistono i nostri dati, qual è la verificazione)? E quand’anche avessimo poi una certezza, non potremmo comunque sbagliarci e non potrebbe il nostro errore essere confutato «↓ storicamente»? Sicuro, e tuttavia rimane poi sempre ancora qualcosa di cui siamo certi. Diremmo «↓ perciò»: «Bene, in questo caso particolare l’origine può essere un’altra, ma in generale è sicuramente antica». Ciò che per noi è ''evidenza'' di ciò deve includere la profondità di tale supposizione. E questa evidenza è, ancora una volta, «↓ non-ipotetica» psicologica. Se cioè dico: la profondità di questa usanza sta nella sua origine, ''se'' è andata davvero così. Allora o la profondità <s>deve</s> sta nel pensiero rivolto a una tale origine, o la profondità è «↓ essa stessa» solo ipotetica e si può soltanto dire: ''se'' è andata davvero così,
 
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allora è stata una vicenda oscura e profonda. Voglio dire: l’oscurità, la profondità, non stanno nel fatto che per quanto riguarda la storia di questa usanza le cose siano andate davvero così, poiché forse non sono andate affatto in questo modo; e nemmeno nel fatto che forse o probabilmente si sono svolte così, bensì in ciò che mi dà motivo di supporlo. Da cosa proviene infatti in generale la profondità e oscurità del sacrificio umano? Sono infatti solo le sofferenze delle vittime a farci impressione? I malesseri di tutte le specie, che sono connessi ad altrettanti dolori, non suscitano ''mica'' questa impressione. No, questa profondità e oscurità non si comprende di per sé, se veniamo soltanto a conoscenza della storia dell’azione esteriore; siamo ''noi'' che la riportiamo nella nostra interiorità a partire da un’esperienza.


Il fatto che il sorteggio avvenga mediante un dolce ha (anche) qualcosa di particolarmente raccapricciante (un po’ come il tradimento per mezzo di un bacio), e che a noi questo faccia un effetto particolarmente terribile ancora una volta reca un significato essenziale per la ricerca intorno a tali usanze {a una tale usanza}.
Il fatto che il sorteggio avvenga mediante un dolce ha (anche) qualcosa di particolarmente raccapricciante (un po’ come il tradimento per mezzo di un bacio), e che a noi questo faccia un effetto particolarmente terribile ancora una volta reca un significato essenziale per la ricerca intorno a tali usanze {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 16}} [a una tale usanza].
 
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Quando osservo una tale usanza, o ne sento parlare, è come se vedessi un uomo che discute seriamente con un altro «con un’occasione» di un argomento futile, e dal tono «↓ di voce» e dal volto notassi che quest’uomo, quando si parla di quell’argomento, può essere spaventoso. L’impressione che qui ne ricevo può essere un’impressione profonda ed eccezionalmente grave.
Quando osservo una tale usanza, o ne sento parlare, è come se vedessi un uomo che discute seriamente con un altro «con un’occasione» di un argomento futile, e dal tono «↓ di voce» e dal volto notassi che quest’uomo, quando si parla di quell’argomento, può essere spaventoso. L’impressione che qui ne ricevo può essere un’impressione profonda ed eccezionalmente grave.
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In ogni caso una <s>supposizione</s> convinzione sta a fondamento delle supposizioni circa l’origine – ad esempio – della festa di Beltane: ed è che tali feste non furono inventate da un uomo, per così dire, a casaccio, bensì hanno bisogno di una base infinitamente più estesa per potersi affermare. Se io volessi inventare una festa, essa morirebbe immediatamente o subirebbe un mutamento tale da entrare in corrispondenza con un’inclinazione generale della gente.
In ogni caso una <s>supposizione</s> convinzione sta a fondamento delle supposizioni circa l’origine – ad esempio – della festa di Beltane: ed è che tali feste non furono inventate da un uomo, per così dire, a casaccio, bensì hanno bisogno di una base infinitamente più estesa per potersi affermare. Se io volessi inventare una festa, essa morirebbe immediatamente o subirebbe un mutamento tale da entrare in corrispondenza con un’inclinazione generale della gente.


Ma cosa ci impedisce di supporre che la festa di Beltane sia sempre stata celebrata nella forma attuale (o del recente passato)? Si vorrebbe dire: è troppo assurda per essere stata inventata così.
Ma cosa ci impedisce di supporre che la festa di Beltane sia sempre stata celebrata nella forma attuale (o del recente passato)? Si vorrebbe dire: è troppo assurda per {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 17}} essere stata inventata così. Non è come vedere un rudere e dire: questo un tempo dev’essere stato una casa, poiché nessuno avrebbe eretto un cumulo siffatto di sassi squadrati e irregolari? E se si domandasse: come fai a saperlo? Allora io potrei dir soltanto: me lo insegna l’esperienza che ho degli esseri umani. Invero, laddove essi costruiscono davvero delle rovine, queste assumono le forme di case distrutte.
 
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Non è come vedere un rudere e dire: questo un tempo dev’essere stato una casa, poiché nessuno avrebbe eretto un cumulo siffatto di sassi squadrati e irregolari? E se si domandasse: come fai a saperlo? Allora io potrei dir soltanto: me lo insegna l’esperienza che ho degli esseri umani. Invero, laddove essi costruiscono davvero delle rovine, queste assumono le forme di case distrutte.


Si potrebbe anche dire così: chi volesse farci impressione col racconto della festa di Beltane, non avrebbe comunque bisogno di esplicitare l’ipotesi circa la sua origine; gli sarebbe bensì sufficiente presentare il materiale (che porta a tale ipotesi) senza aggiungere altro. A questo punto, si vorrebbe forse dire: «Chiaro! Questo perché l’ascoltatore, o il lettore, trarrà da sé la conclusione!». Deve però trarre questa conclusione in maniera esplicita? Ovvero deve trarre comunque questa conclusione? E di che tipo di conclusione si tratta? Che questo o quello sia ''probabile''?! E se è in grado di trarre la conclusione da sé, <s>perché</s> come fa questa a fargli impressione? Ciò che gli fa impressione deve infatti essere qualcosa che non ha fatto ''lui''! A impressionarlo è dunque solo l’ipotesi enunciata <s>o ciascuna</s> (enunciata da lui o da un altro) o già il materiale?
Si potrebbe anche dire così: chi volesse farci impressione col racconto della festa di Beltane, non avrebbe comunque bisogno di esplicitare l’ipotesi circa la sua origine; gli sarebbe bensì sufficiente presentare il materiale (che porta a tale ipotesi) senza aggiungere altro. A questo punto, si vorrebbe forse dire: «Chiaro! Questo perché l’ascoltatore, o il lettore, trarrà da sé la conclusione!». Deve però trarre questa conclusione in maniera esplicita? Ovvero deve trarre comunque questa conclusione? E di che tipo di conclusione si tratta? Che questo o quello sia ''probabile''?! E se è in grado di trarre la conclusione da sé, <s>perché</s> come fa questa a fargli impressione? Ciò che gli fa impressione deve infatti essere qualcosa che non ha fatto ''lui''! A impressionarlo è dunque solo l’ipotesi enunciata <s>o ciascuna</s> (enunciata da lui o da un altro) o già il materiale?


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 18}} Ma non potrei altrettanto bene chiedermi: se io vedo come qualcuno viene assassinato, mi impressiona proprio quel che vedo, oppure solo l’ipotesi che qui un uomo viene assassinato?
 
Ma non potrei altrettanto bene chiedermi: se io vedo come qualcuno viene assassinato, mi impressiona proprio quel che vedo, oppure solo l’ipotesi che qui un uomo viene assassinato?


Tuttavia, qui non è solamente il pensiero della possibile origine della festa di Beltane a portare con sé tale impressione, bensì ciò che si può chiamare la mostruosa probabilità di questo pensiero. In quanto si tratta di ciò che viene ricavato dal materiale.
Tuttavia, qui non è solamente il pensiero della possibile origine della festa di Beltane a portare con sé tale impressione, bensì ciò che si può chiamare la mostruosa probabilità di questo pensiero. In quanto si tratta di ciò che viene ricavato dal materiale.


Dunque il modo in cui la festa di Beltane è giunta fino a noi è davvero uno spettacolo teatrale ed è simile a quando i bambini giocano a guardie e ladri. Ma certo che no. Poiché, pur essendo architettato in modo che vinca la fazione che porta in salvo la vittima, ciò che poi accade presenta sempre e comunque qualcosa in più, in termini di temperamento, che la mera rappresentazione teatrale non ha. – In ogni caso, quand’anche si trattasse soltanto di una rappresentazione del tutto fredda, ci chiederemmo lo stesso turbati: a che pro questa rappresentazione? Qual è il suo ''senso''?! Ed essa potrebbe ancora turbarci, indipendentemente da ogni interpretazione, per la sua peculiare mancanza di senso. (Ciò mostra di che genere può essere il fondamento di una tale inquietudine). Sia ora data un’interpretazione innocua: il {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 18}} sorteggio viene fatto semplicemente per il piacere di poter minacciare qualcuno di gettarlo tra le fiamme, il che non è gradevole; in tal modo la festa di Beltane diventa però molto più simile a una di quelle goliardie in cui uno del gruppo deve sopportare certe crudeltà, e queste, così come sono, soddisfano un bisogno. E attraverso una spiegazione siffatta la festa di Beltane perderebbe davvero anche ogni mistero, se essa non si distaccasse appunto, sia riguardo alla messa in pratica che per quanto concerne l’attitudine, da quei giochi ordinari come guardie e ladri etc.
Dunque il modo in cui la festa di Beltane è giunta fino a noi è davvero uno spettacolo teatrale ed è simile a quando i bambini giocano a guardie e ladri. Ma certo che no. Poiché, pur essendo architettato in modo che vinca la fazione che porta in salvo la vittima, ciò che poi accade presenta sempre e comunque qualcosa in più, in termini di temperamento, che la mera rappresentazione teatrale non ha. – In ogni caso, quand’anche si trattasse soltanto di una rappresentazione del tutto fredda, ci chiederemmo lo stesso turbati: a che pro questa rappresentazione? Qual è il suo ''senso''?! Ed essa potrebbe ancora turbarci, indipendentemente da ogni interpretazione, per la sua peculiare mancanza di senso. (Ciò mostra di che genere può essere il fondamento di una tale inquietudine). Sia ora data un’interpretazione innocua: il {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 19}} sorteggio viene fatto semplicemente per il piacere di poter minacciare qualcuno di gettarlo tra le fiamme, il che non è gradevole; in tal modo la festa di Beltane diventa però molto più simile a una di quelle goliardie in cui uno del gruppo deve sopportare certe crudeltà, e queste, così come sono, soddisfano un bisogno. E attraverso una spiegazione siffatta la festa di Beltane perderebbe davvero anche ogni mistero, se essa non si distaccasse appunto, sia riguardo alla messa in pratica che per quanto concerne l’attitudine, da quei giochi ordinari come guardie e ladri etc.


Allo stesso modo, potrebbe turbarci il fatto che i bambini in certi giorni diano fuoco a uno spaventapasseri, anche se di ciò non vi fosse alcuna spiegazione. Che strano che ''un'' ''uomo'' debba venir «↓ da loro» bruciato solennemente! Voglio dire: la risposta non è più inquietante del quesito.  
Allo stesso modo, potrebbe turbarci il fatto che i bambini in certi giorni diano fuoco a uno spaventapasseri, anche se di ciò non vi fosse alcuna spiegazione. Che strano che ''un'' ''uomo'' debba venir «↓ da loro» bruciato solennemente! Voglio dire: la risposta non è più inquietante del quesito.  


Per quale ragione però non dovrebbe essere davvero soltanto (o almeno in parte) il ''pensiero'' a farmi impressione? Non possono forse essere spaventose le rappresentazioni? Non posso sentirmi orribilmente a disagio al pensiero che un tempo la torta coi bottoni venisse impiegata per tirare a sorte la vittima sacrificale? Non ha il ''pensiero''
Per quale ragione però non dovrebbe essere davvero soltanto (o almeno in parte) il ''pensiero'' a farmi impressione? Non possono forse essere spaventose le rappresentazioni? Non posso sentirmi orribilmente a disagio al pensiero che un tempo la torta coi bottoni venisse impiegata per tirare a sorte la vittima sacrificale? Non ha il ''pensiero'' {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 20}} qualcosa di spaventoso? – Certo, tuttavia ciò che io scorgo in quei racconti essi è associato a essi sulla base dell’evidenza, anche di quell’evidenza che non sembra a essi immediatamente collegata, e dei pensieri intorno all’umanità e al suo passato, e di tutto ciò di strano che io, in me e nell’altro, scorgo, ho scorto e udito.


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qualcosa di spaventoso? – Certo, tuttavia ciò che io scorgo in quei racconti essi è associato a essi sulla base dell’evidenza, anche di quell’evidenza che non sembra a essi immediatamente collegata, e dei pensieri intorno all’umanità e al suo passato, e di tutto ciò di strano che io, in me e nell’altro, scorgo, ho scorto e udito.
 
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Questo si può ben immaginare – e per esempio vi si potrebbe porre a fondamento il fatto che, altrimenti, i santi protettori entrerebbero in conflitto l’uno con l’altro e solo uno potrebbe sovrintendere alla cosa. Ma anche questa non sarebbe altro che una reinterpretazione (a posteriori) dell’istinto.
Questo si può ben immaginare – e per esempio vi si potrebbe porre a fondamento il fatto che, altrimenti, i santi protettori entrerebbero in conflitto l’uno con l’altro e solo uno potrebbe sovrintendere alla cosa. Ma anche questa non sarebbe altro che una reinterpretazione (a posteriori) dell’istinto.


Tutte queste ''diverse'' usanze mostrano che qui non si tratta della filiazione dell’una dall’altra,
Tutte queste ''diverse'' usanze mostrano che qui non si tratta della filiazione dell’una dall’altra, {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 22}} bensì di uno spirito comune. E uno potrebbe inventarsi (escogitare) tutte queste cerimonie anche per conto proprio. E lo spirito con il quale le si inventerebbe sarebbe appunto il loro spirito comune.
 
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bensì di uno spirito comune. E uno potrebbe inventarsi (escogitare) tutte queste cerimonie anche per conto proprio. E lo spirito con il quale le si inventerebbe sarebbe appunto il loro spirito comune.


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Esso fornisce una semplice e infantile teoria della malattia, secondo cui essa è una lordura che può venir ripulita.
Esso fornisce una semplice e infantile teoria della malattia, secondo cui essa è una lordura che può venir ripulita.


Come esistono “teorie infantili della sessualità”, così esistono teorie infantili in generale. Questo non vuol dire però che tutto ciò che combina un bambino scaturisca ''da'' una teoria infantile come sua motivazione.
Come esistono “teorie infantili della sessualità”, così esistono teorie infantili in generale. Questo non vuol dire però che tutto ciò che combina un bambino scaturisca ''da'' una {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 23}} teoria infantile come sua motivazione.
 
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Ciò che è corretto e interessante non è affermare che questo è derivato da quest’altro, ma piuttosto: questo potrebbe essere derivato in questo modo.
Ciò che è corretto e interessante non è affermare che questo è derivato da quest’altro, ma piuttosto: questo potrebbe essere derivato in questo modo.


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Che il fuoco sia stato impiegato per purificare è chiaro. Ma niente può essere più verosimile del fatto che gli esseri umani pensanti abbiano in seguito posto le cerimonie di purificazione, anche laddove esse originariamente era state concepite solo come tali, in rapporto al sole. Quando un pensiero si impone a una persona (fuoco-purificazione) e un altro a un’altra
 
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(fuoco-sole), cosa può essere più verosimile del fatto che a una persona si impongano entrambi i pensieri? I dotti che vorrebbero sempre avere ''una'' teoria!!!
Che il fuoco sia stato impiegato per purificare è chiaro. Ma niente può essere più verosimile del fatto che gli esseri umani pensanti abbiano in seguito posto le cerimonie di purificazione, anche laddove esse originariamente era state concepite solo come tali, in rapporto al sole. Quando un pensiero si impone a una persona (fuoco-purificazione) e un altro a un’altra {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 25}} (fuoco-sole), cosa può essere più verosimile del fatto che a una persona si impongano entrambi i pensieri? I dotti che vorrebbero sempre avere ''una'' teoria!!!


La distruzione ''totale'' che operano le fiamme, diversamente dal ridurre in frantumi, dal lacerare, etc., deve aver fatto impressione agli esseri umani.
La distruzione ''totale'' che operano le fiamme, diversamente dal ridurre in frantumi, dal lacerare, etc., deve aver fatto impressione agli esseri umani.
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Quand’anche non si sapesse alcunché di una tale connessione fra il pensiero della purificazione e quello del sole, si potrebbe supporre che da qualche parte esso si sia presentato.
Quand’anche non si sapesse alcunché di una tale connessione fra il pensiero della purificazione e quello del sole, si potrebbe supporre che da qualche parte esso si sia presentato.


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«soul-stone»<ref>"Anima-pietra" (''N. d. T.'').</ref> In ciò si vede come opera una tale ipotesi.
«soul-stone»<ref>"Anima-pietra" (''N. d. T.'').</ref> In ciò si vede come opera una tale ipotesi.




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Questo starebbe a indicare che qui il fondamento è una verità e non una superstizione. (Certo è facile, di fronte agli scienziati sciocchi, cadere nello spirito di contraddizione.) Ma può ben darsi il caso che il corpo completamente depilato ci induca, in un certo senso, a perdere il rispetto di noi stessi.
Questo starebbe a indicare che qui il fondamento è una verità e non una superstizione. (Certo è facile, di fronte agli scienziati sciocchi, cadere nello spirito di contraddizione.) Ma può ben darsi il caso che il corpo completamente depilato ci induca, in un certo senso, a perdere il rispetto di noi stessi.
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(''I fratelli Karamazov'')
(''I fratelli Karamazov'')


Non c’è alcun dubbio che una mutilazione che ai nostri
Non c’è alcun dubbio che una mutilazione che ai nostri {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 28}} occhi ci fa apparire indegni, ridicoli, può derubarci di ogni velleità di difenderci. Come a volte noi – o almeno molte persone (io) – ci sentiamo imbarazzati a causa della nostra inferiorità fisica o estetica.
 
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occhi ci fa apparire indegni, ridicoli, può derubarci di ogni velleità di difenderci. Come a volte noi – o almeno molte persone (io) – ci sentiamo imbarazzati a causa della nostra inferiorità fisica o estetica.


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