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Obiezione interessante in proposito: poniamo che io dica “credo che pioverà” (e lo intenda davvero) e si voglia spiegare a un francese che non sa l’italiano che cosa ho creduto. Allora, affermeresti, se tutto quello che è accaduto mentre credevo ciò che credevo si riduce al fatto che ho pronunciato la frase, se gli si spiegassero tutte le parole che ho impiegato oppure gliele si traducessero con “il croit ‘pioverà’”, il francese dovrebbe comprendere. È evidente però che questo non gli illustrerebbe ciò che credo e di conseguenza, si potrebbe dire, non saremmo riusciti a comunicargli l’essenziale, cioè il mio vero e proprio atto mentale di credere. – Ma la risposta è che, anche se ad accompagnare le mie parole ci fosse stata tutta una serie di esperienze, e se queste esperienze avessimo potute trasmetterle al francese, ciononostante lui non avrebbe saputo che cosa io credevo. Perché “sapere quello che credo” non significa soltanto: provare ciò che provo io nel dirlo; proprio come sapere con quale intenzione ho fatto questa mossa nel gioco degli scacchi non significa conoscere il mio esatto stato mentale mentre la compio. Al contempo però, in certi casi, conoscere il mio stato mentale ti fornirebbe tutte le informazioni possibili sulla mia intenzione. | Obiezione interessante in proposito: poniamo che io dica “credo che pioverà” (e lo intenda davvero) e si voglia spiegare a un francese che non sa l’italiano che cosa ho creduto. Allora, affermeresti, se tutto quello che è accaduto mentre credevo ciò che credevo si riduce al fatto che ho pronunciato la frase, se gli si spiegassero tutte le parole che ho impiegato oppure gliele si traducessero con “il croit ‘pioverà’”, il francese dovrebbe comprendere. È evidente però che questo non gli illustrerebbe ciò che credo e di conseguenza, si potrebbe dire, non saremmo riusciti a comunicargli l’essenziale, cioè il mio vero e proprio atto mentale di credere. – Ma la risposta è che, anche se ad accompagnare le mie parole ci fosse stata tutta una serie di esperienze, e se queste esperienze avessimo potute trasmetterle al francese, ciononostante lui non avrebbe saputo che cosa io credevo. Perché “sapere quello che credo” non significa soltanto: provare ciò che provo io nel dirlo; proprio come sapere con quale intenzione ho fatto questa mossa nel gioco degli scacchi non significa conoscere il mio esatto stato mentale mentre la compio. Al contempo però, in certi casi, conoscere il mio stato mentale ti fornirebbe tutte le informazioni possibili sulla mia intenzione. | ||
Diremo che per spiegare al francese che cosa credevo avremmo dovuto tradurgli le mie parole in francese. Non si può ''escludere'' che così facendo non gli avremmo detto nulla – neppure indirettamente – su ciò che, mentre esprimevo tale credenza, è accaduto “dentro di me.” Invece gli avremmo indicato una frase che nel suo linguaggio occupa una posizione simile a quella della mia frase nella lingua italiana. – Comunque si potrebbe dire che, almeno in certi casi, se lui fosse stato a suo agio con la lingua italiana, avremmo potuto spiegargli con esattezza molto | Diremo che per spiegare al francese che cosa credevo avremmo dovuto tradurgli le mie parole in francese. Non si può ''escludere'' che così facendo non gli avremmo detto nulla – neppure indirettamente – su ciò che, mentre esprimevo tale credenza, è accaduto “dentro di me.” Invece gli avremmo indicato una frase che nel suo linguaggio occupa una posizione simile a quella della mia frase nella lingua italiana. – Comunque si potrebbe dire che, almeno in certi casi, se lui fosse stato a suo agio con la lingua italiana, avremmo potuto spiegargli con esattezza molto maggiore ciò che credevo, poiché in tal caso lui avrebbe saputo precisamente che cosa accadeva in me mentre dicevo la tal cosa. | ||
Impieghiamo le parole “significare,” “credere,” “intendere” in modo che si riferiscano a certi atti o stati mentali in circostanze determinate; come con l’espressione “farti scacco matto” ci riferiamo all’atto di mangiare il re. Se però qualcuno, per esempio un bambino intento a cincischiare con i pezzi degli scacchi, ne mettesse alcuni sulla scacchiera e compisse il gesto di sbarazzarsi del re, non diremo che ha fatto scacco matto. Anche qui si potrebbe pensare che ciò che distingue un caso simile da un vero scacco matto è quanto ha avuto luogo nella mente del bambino. | Impieghiamo le parole “significare,” “credere,” “intendere” in modo che si riferiscano a certi atti o stati mentali in circostanze determinate; come con l’espressione “farti scacco matto” ci riferiamo all’atto di mangiare il re. Se però qualcuno, per esempio un bambino intento a cincischiare con i pezzi degli scacchi, ne mettesse alcuni sulla scacchiera e compisse il gesto di sbarazzarsi del re, non diremo che ha fatto scacco matto. Anche qui si potrebbe pensare che ciò che distingue un caso simile da un vero scacco matto è quanto ha avuto luogo nella mente del bambino. | ||
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Considera anche l’espressione “di’ a te stesso che è un ''valzer'' e lo eseguirai correttamente”. | Considera anche l’espressione “di’ a te stesso che è un ''valzer'' e lo eseguirai correttamente”. | ||
Ciò che chiamiamo “capire una frase” intrattiene, in molti casi, una somiglianza molto | Ciò che chiamiamo “capire una frase” intrattiene, in molti casi, una somiglianza molto maggiore con la comprensione di un tema musicale di quel che saremmo portati a pensare. Non intendo affermare che il comprendere un tema musicale è più simile all’immagine che tendiamo a fare a noi stessi del capire una frase; ma che tale raffigurazione è sbagliata e che, rispetto a quanto ci parrebbe a un primo sguardo, capire una frase è un fatto ben più prossimo a ciò che davvero ha luogo quando comprendiamo un motivo musicale. Perché il capire una frase, per così dire, indica una realtà fuori dal linguaggio. Invece si potrebbe dire “capire una frase significa afferrare il suo contenuto; e il contenuto della frase è ''nella'' frase”. | ||
Ora possiamo tornare alle idee di “riconoscimento” e “familiarità” e proprio al casoo di riconoscimento e familiarità che ha avviato le nostre riflessioni sull’impiego di questi termini e di molti altri connessi. Mi riferisco all’esempio della lettura, diciamo, di una frase scritta in un linguaggio che si conosce bene. – Leggo tale frase per vedere com’è l’esperienza della lettura, cosa “succede davvero” quando si legge e ne ricavo un’esperienza particolare che prendo per l’esperienza della lettura. Sembrerebbe che quest’ultima non consista solo nel vedere le parole e nel pronunciarle ma anche in un’esperienza che potrei chiamare di carattere intimo. (Come se fossi in rapporti intimi con le parole “io leggo”). | Ora possiamo tornare alle idee di “riconoscimento” e “familiarità” e proprio al casoo di riconoscimento e familiarità che ha avviato le nostre riflessioni sull’impiego di questi termini e di molti altri connessi. Mi riferisco all’esempio della lettura, diciamo, di una frase scritta in un linguaggio che si conosce bene. – Leggo tale frase per vedere com’è l’esperienza della lettura, cosa “succede davvero” quando si legge e ne ricavo un’esperienza particolare che prendo per l’esperienza della lettura. Sembrerebbe che quest’ultima non consista solo nel vedere le parole e nel pronunciarle ma anche in un’esperienza che potrei chiamare di carattere intimo. (Come se fossi in rapporti intimi con le parole “io leggo”). |